Che caldo che fa…
“La lunga estate calda” era un film del 1958 con Paul Newman.
Ma le estati sono calde anche ai giorni nostri ed i rimedi che possiamo mettere in pista sono diversi:
- La piscina
- La montagna
- L’aria condizionata
Non tutti però sono così fortunati da potersi permettere tutti questi rimedi. C’è chi non può bagnarsi e nemmeno muoversi per andare in montagna…
Sto parlando dei vostri server!!! Costretti per tutto l’anno in un armadio, spesso al buio, a volte in un sottoscala…
Quando arriva l’estate, per i nostri amici a quattro processori, iniziano i problemi.
Il caldo li fa sbarellare; le ventole girano a mille, i dischi iniziano a rompersi più spesso e, in alcuni casi estremi, il server dichiara “game over”, dice “non ce la faccio più” e si spegne!
E questo nonostante i server siano più resistenti di quanto potremmo pensare. Sopra i 40° di temperatura nell’armadio però i problemi iniziano a farsi seri; ho parlato di temperatura nell’armadio che è decisamente più alta rispetto a quella in ambiente!
Dicevamo che i server non possono andare in piscina e che non è praticabile spostarli in montagna per la stagione calda.
Sala server e condizionamento dell’aria
Rimane allora l’aria condizionata. Pompare un sacco di aria fredda addosso al nostro server per raffrescarlo un po’ e farlo tornare a ragionare.
È quello che hanno fatto anche nell’azienda di Omar Saltafossi all’inizio dell’estate. Hanno installato un bel “12.000 btu”, cioè un condizionatore discretamente potente e poi, via, aria fredda a go go, tanto il vecchio Dell R620 (ma anche HP o Fujitsu non farebbero differenza) non temono torcicolli e raffreddori.
Ma non sempre l’aria condizionata basta…
I sistemi di monitoraggio IT che NETisON ha installato presso la Saltafossi (Nagios, Dell OpenManage e similari – di cui parleremo magari in un prossimo articolo) da qualche giorno segnalano alte temperature in sala server e, neanche a farlo apposta, si sono rotti un paio di dischi più del solito. In un caso, uno storage ha completamente cessato di funzionare.
Ermes Gutturnio, il responsabile IT, mi ha chiesto di passare per vedere la situazione perché, anche con il nuovo condizionatore, la temperatura nel CED (o sala server) continua a rimanere troppo alta.
Perchè pompare aria fredda nella sala server NON è sufficiente…
Dopo il caffè di benvenuto – che alla Saltafossi non manca mai – faccio un salto in sala CED per vedere di persona la situazione.
La piccola server farm ha una forma un po’ particolare. È come se fosse una “P” rovesciata allo specchio (quindi con la pancia che guarda verso sinistra e non verso destra). La porta del locale è all’inizio della gamba della P ed il condizionatore è stato messo all’inizio della “pancia”.
I server hanno il frontale che guarda la porta d’ingresso, prendono quindi aria fredda dal davanti e buttano aria calda sul retro.
Avvicinandosi ai rack (cioè agli armadi di rete) si sente, anche senza bisogno di un termometro, che dai condizionatori arriva aria bella fresca ma che dal retro degli armadi arriva un gran caldo. L’aria calda prodotta dai server, infatti, rimbalza contro la parete di fondo e torna a scaldare l’ambiente che il condizionatore sta cercando di raffreddare.
Perchè spesso il condizionamento delle server farm NON è efficiente
Al di là della forma piuttosto particolare della stanza, questo è il problema tipico delle sale CED aziendali.
Cerchiamo di raffrescare un ambiente in cui ci sono le stesse fonti di calore che ne stanno producendo il riscaldamento.
È come se cercassimo di raffrescare tenendo accesi anche i termosifoni. Si può fare ma è molto più difficile!
“Ho capito, ma mica posso spegnere i nostri server…” – replica Ermes – “a questo punto chiamo l’idraulico e faccio montare un altro condizionatore più potente”.
Corridoi caldi e corridoi freddi in server farm
“Io invece chiamerei un cartongessista”, rispondo io.
Ermes mi guarda con gli occhi sbarrati.
“Ho capito che il settore arredamento ti è d’ispirazione ma qui che c’entra?”.
Gli spiego allora che quello che vorrei fare è creare un “corridoio caldo” ed “un corridoio freddo” con cui ottimizzare il condizionamento della sala server (si veda questo articolo sulla progettazione dei data center con corridoi caldi e corridoi freddi.
In pratica quello che vorrei fare è tenere separata l’aria fredda prodotta dal condizionatore e quella calda prodotta dai server, prelevando con un sistema di aspirazione quella calda e togliendola dall’ambiente che si sta cercando di condizionare.
Per creare questi corridoi non serve la licenza edilizia, basta veramente poco. Un po’ di cartongesso e di plexiglass per compartimentare l’aria…
Detto così sembra una cosa di assoluto buon senso, tant’è che verrebbe da chiedersi perché non sia una prassi.
Ma all’inizio il condizionamento dei CED era fatto in modo diverso
In realtà non più di 10 – 15 anni fa i datacenter erano progettati, dal punto di vista del raffrescamento, in modo diverso.
I rack (cioè gli armadi di rete) venivano chiusi ermeticamente. Sul “tetto” venivano poste delle ventole per aspirare l’aria calda ed espellerla in ambiente mentre sul fondo veniva pompata aria fredda da sotto il pavimento.
Tutto è funzionato, più o meno, fino all’avvento della virtualizzazione. Con la virtualizzazione infatti è diminuito il numero di server presenti in un datacenter ma i rack si sono fatti molto più densamente popolati perché server, storage e switch dovevano stare tra loro vicini. Meglio se nello stesso rack.
È interessante vedere alcune mappe termiche dei datacenter che evidenziano come si siano creati degli “hot spot”, cioè dei punti caldi – anzi moooolto caldi – attorniati da zone molto fredde perché ormai non più popolate da nessun server.
Infatti, se in un rack ci sono troppi server, l’aria fredda che viene pompata da sotto non riesce a raffrescare le parti più alte del rack (è come se i server avessero i piedi nel freezer e la testa nel forno).
I responsabili IT hanno quindi iniziato ad aprire i rack per far prendere aria ai server, addio quindi alla tenuta stagna… aria fredda e calda hanno iniziato a miscelarsi facendo perdere efficienza agli impianti.
Ed i vostri server come stanno?
- Avete mai intuito che fosse il caso di verificare la temperatura dei vostri armadi?
- Davvero l’unico modo per raffrescare il vostro (piccolo o grande che sia) datacenter è pompare aria sempre più fredda?
- Avete mai pensato che qualche parete di cartongesso ed un po’ di plexiglass potrebbero farvi risparmiare anche diverse migliaia di euro all’anno di energia elettrica?
Io ho lavorato, e lo faccio tutt’ora, in uno dei datacenter più grandi ed avanzati della provincia di Brescia e questo mi ha consentito di fare parecchia esperienza “sul campo”.
Mandatemi una mail a stefano.festa@ictperaziende.it e sarò ben contento di regalarvi un’ora di consulenza per verificare se il vostro datacenter può essere ottimizzato per la gestione del caldo e del freddo.
“La lunga estate calda” dei vostri server è già iniziata… fate in modo che non si trasformi ne “L’inferno di cristallo”.