Sabato 2 settembre 2017, una bomba d’acqua si abbatte sull’ aeroporto di Orio al Serio (BG).
Io lascio Roberta e nostra figlia nell’area partenza e vado a parcheggiare l’auto.
I pochi metri allo scoperto sono sufficienti per bagnarsi completamente, dal giubbino agli slip.
Nel bagno degli uomini la coda è insolitamente più lunga di quella del bagno delle signore.
Tutti mariti completamente fradici che vanno a cambiarsi per mettersi qualcosa di asciutto.
Io non sono da meno. Dal mio trolley estraggo un cambio completo per rimettermi all’asciutto.
Bene, ma non benissimo – citando una canzone che mi ha fatto ascoltare Elena, la nostra figlia maggiore.
Non benissimo perché ero riuscito a cambiarmi tutto tranne le scarpe, quelle di riserva erano già imbarcate in stiva e sarebbe stato troppo tardi per uscire dall’aeroporto e cercare un negozio di scarpe.
Non potendo viaggiare scalzo ho dovuto trovare una soluzione di riserva, un piano B.
Roberta aveva trovato un negozio della Timberland che era l’unico a vendere scarpe maschili all’interno dell’aeroporto.
Erano 30 anni che non compravo un paio di Timberland!
Manco a dirlo tra gli articoli in saldo non c’era il mio numero, ci siamo quindi spostati sui nuovi arrivi della collezione invernale.
Anche di queste pochi numeri disponibili e pochi modelli ma non avevo da fare molto il prezioso perché quello c’era e quello dovevo farmi andare bene, e non c’era tempo da perdere perché il volo era in partenza.
Ovviamente la combinazione tra modello e numeri disponibili e “mi calza abbastanza bene” ha fatto sì che dovessi scegliere una delle scarpe più costose del negozio.
Insomma, sono entrato scalzo e sono uscito di fretta acquistando il meno peggio ed avendolo pagato un sacco di soldi.
Sicuramente in condizioni normali e se avessi avuto delle alternative, non avrei comprato quel paio di scarpe né le avrei comprate in quel modo.
Quindi, in sintesi, quello che è successo è proprio questo:
- non era una condizione normale
- non avevo alternative
Nella gestione informatica della vostra azienda non vi è mai capitato di essere in condizioni straordinarie? Ed in quel caso avevate alternative?
Oppure vi siete dovuti accontentare e comprare più che a prezzo pieno qualcosa che neanche vi ha soddisfatto pienamente?
La bomba d’acqua informatica può chiamarsi ransomware , blackout, incendio, furto,…sfiga.
Le alternative sono: antiransomware, linea ridondata, backup in cloud, server muletto.
Molto spesso però le alternative mancano perché non sono state costruite, né progettate e nemmeno individuate.
Prevedere la prossima bomba d’acqua è quasi impossibile, mentre possibile da subito infilare in valigia un paio di scarpe di riserva.
Quindi se avete bisogno di qualcuno che vi dica quando beccherete il prossimo cryptolocker non sono la persona giusta mentre se volete che aiuti la vostra azienda a capire cosa manca in valigia allora direi che io e il mio team di sistemisti esperti possiamo realizzarvi un bel network assessment con cui si evidenziano punti di forza e debolezza delle vostre infrastrutture informatiche perché come dico sempre al mio amico Omar Saltafossi:
“ricordatevi che se anche l’informatica non è il vostro lavoro, non potete lavorare senza l’informatica “.